Sembra di vivere in un sogno, un sogno terribile. Mi sono riempito le guance di pizzicotti, ho messo la testa sotto l’acqua, ma non è cambiato nulla. Stiamo veramente vivendo una storia pazzesca, con la testa frastornata, come dopo una brutta sbornia. E’ tutto ancora annebbiato, fastidioso, accecante.

Provo a capirci qualcosa, ma non è semplice.

Ci siamo trovati addosso un virus, il covid-19, per cause ancora tutte da capire: qualcuno dice per via “naturale” a causa di una trasmissione del virus fra pipistrelli e uomo, mercato del pesce di Wuhan, ecc; altri danno la colpa alla “mancanza di accortezza” nel gestire un virus costruito in laboratorio sempre in Cina (Trump dice che ne ha le prove…); altri cominciano a pensare a “complotti criminali” di ben altra natura orchestrati da Big Pharma, con finalità speculative. Non lo so. Mi auguro alla fine di poter sapere veramente cosa è successo.

Poi il virus è arrivato in Italia, trovando terreno fertile, per tanti motivi: i tagli alla sanità di questi anni hanno ridotto drasticamente la capacità di rispondere a questo tipo di emergenze; la medicina del territorio per nulla preparata ad affrontare una epidemia di queste proporzioni; l’invecchiamento della popolazione; un’ampia zona del paese con un alto livello di inquinamento. A questo aggiungiamo il gap di informazioni su quello che stava accadendo in Cina; informazioni giunte in colpevole ritardo; mettiamoci anche errori e sottovalutazioni del rischio nei primi giorni.

Si sono riempite le terapie intensive in un attimo, senza il tempo per definire protocolli di cura e di gestione dei pazienti. La Sanità ha rischiato il collasso. Il governo ha risposto con il lockdown. Da due mesi siamo chiusi in casa o chiusi al lavoro, per dar modo di rallentare il contagio e consentire alle strutture ospedaliere di gestire il covid-19.

Si poteva fare meglio? Si poteva fare peggio? Altri hanno fatto meglio? Non lo so, la paura e il panico non sono mai ottimi consiglieri. Dei risultati sono stati comunque raggiunti e di questo ne dobbiamo rendere merito.

Poi arriviamo ad oggi e cerchiamo di pensare a domani.

Oggi. Dopo due mesi di convivenza con il virus, si è capito molto di più su come affrontarlo: ci sono terapie che stanno dando ottimi risultati; si è capita l’importanza di intervenire immediatamente ai primi sintomi di contagio per potersi curare a casa senza dover andare in ospedale, lasciando alle cure intensive quei casi veramente gravi su pazienti deboli con altre patologie in carico che poi hanno costituito la stragrande maggioranza dei decessi. Non possiamo dire che ad oggi la malattia sia sotto controllo, ma ho fiducia che in un breve arco di tempo, visti i progressi fatti in questi due mesi, si potrà arrivare ad una cura che riporterà il rischio covid-19 in una dimensione accettabile. Noi conviviamo con tanti tipi di patologie, ci ammaliamo, perdiamo la vita, ogni giorno, per tante cause, ma non per questo diventiamo ipocondriaci e ci chiudiamo in casa. Se pensassi che ogni ora ci sono 26 feriti per incidenti stradali e ogni 3 ore un morto, non salirei più in auto (senza contare il problema polveri sottili). Se pensassi a quanto male fanno il sale e lo zucchero, dovrei eliminarli dalla mia dieta. Vogliamo parlare del fumo? Vogliamo parlare dei pesticidi in agricoltura, delle sostanze chimiche presenti nei prodotti alimentari? E’ una vita che mi batto contro tutto questo, ma nessuno fa una piega; di fronte al covid-19,  invece, ci siamo lasciati chiudere in casa per due mesi (e mi sta bene), ma stiamo supinamente accettando di andare verso un modello di società fatta di distanziamento sociale, di controllo della propria vita (alla faccia della privacy!), di distruzione della attività sociale, culturale, artistica; impediti nei movimenti; allontanati dagli affetti.  Non so voi, ma io lo trovo totalmente inaccettabile. Ci sono degli emeriti idioti che non avendo di meglio da fare hanno ipotizzato come fare per vivere in un mondo sotto plexiglass, sotto mascherine e tute di ogni genere, a distanza di 1 metro. Fra un po’ avremo timore anche della nostra immagine riflessa nello specchio e ci verrà l’istinto di mettere la mascherina!

E’ stata dura. Dolorosa per chi ha perso la vita ed i propri cari. Sarà terribileper le conseguenze economiche che ci pioveranno addosso nei prossimi mesi con attività chiuse, posti di lavoro persi, gente disperata. Si dice che è come una guerra, ma non è così. In questi giorni è passato più o meno in silenzio il 25 aprile, il giorno della liberazione. Finita la guerra ci si è tirati su le maniche ed è iniziata la ricostruzione. Ma qui quando sarà finita la guerra? Quando ci sarà il giorno della liberazione? Ci raccontano che dovremo imparare a convivere con il virus: cioè?Che tutto sarà finito solo quando avremo il vaccino. Il vaccino? Ancora una volta la panacea di tutti i mali. Se ne riempiono la bocca, ben sapendo che stanno prendendo in giro la popolazione: un vaccino per un virus che muta continuamente ogni anno non serve a nulla, se non a riempire le tasche dei soliti noti. Ma è l’oppio che serve a far star buone le masse: tranquilli, vi diamo il vaccino.

Ciò che serve invece sono le terapie e la medicina del territorio, ma questo fa meno presa, è più difficile da spiegare.

Domani. Siamo in fase 2, fino al 1 giugno. Facciamo che va ancora bene. Poi? I bambini potranno giocare insieme? Si potrà tornare a scuola? Potremo farci una nuotata, potremo tornare al cinema o a teatro? Potremo andare a ballare, conoscere gente, cazzeggiare con gli amici? Potremo passare una serata al ristorante, in pizzeria, al pub, senza stare a 2 metri di distanza? Potremo tirar su tutte le saracinesche e tornare a lavorare, provando a rimetterci in piedi dopo questa batosta? Oppure c’è qualcuno che vuol ribaltare l’ordine mondiale, cancellare la democrazia e la libertà, trasformarci in numeri, controllarci con delle App, darci dei punteggi in base al grado di servilismo al potere (come sta già accadendo in Cina)? Non ho potuto fare a meno di ripensare ad Aldous Huxley e al suo libro “Il Mondo Nuovo” (1932). Ho trovato per caso due sue frasi famose che mi sembrano molto calzanti per la situazione che stiamo vivendo:

– la medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano.

– ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici.

Se non vogliamo che finisca così, serve chiarezza e trasparenza. Soprattutto da parte del mondo della politica,che in questo momento deve avere il coraggio di fare delle scelte e condividerle con la gente. La delega agli “scienziati”,anche dopo l’emergenza, è pericolosissima: né più né meno come affidare lo stato alle autorità religiose: porta alla intransigenza e al fanatismo e lascia le proprie vite in mano a chi te le può vendere e comprare quando vuole, perchè non è soggetto ad elezione da parte del popolo. L’idea che la scienza sia al di sopra delle parti, è follia pura: gli scienziati si dividono fra chi è totalmente in linea con il potere, chi sarebbe in disaccordo ma ha paura e sta a testa china e a chi ama veramente la scienza libera e fa ricerca per il piacere della conoscenza. Ma questi sono una minoranza, attaccati e vilipesi, minacciati, messi al bando (cos’è cambiato dai tempi di Galileo?). Costretti a far ricerca con pochissimi finanziamenti pubblici; costretti a fuggire all’estero per provare a portare avanti il loro lavoro in maniera indipendente.

Questa è l’ora della politica, la sua massima espressione; perchè è il momento delle scelte per il bene comune. A qualcuno non piaceranno, ad altri sì. Alla fine è il popolo sovrano in una democrazia e giudicherà l’operato di chi l’ha governato, rieleggendolo o mandandolo all’opposizione. Rischioso, ma mai quanto nascondersi dietro a un dito.