Questa Newsletter esce il 15 settembre, più o meno nel giorno in cui tanti ragazzi torneranno fra i banchi di scuola.

Per questo vorrei fare due riflessioni a proposito della riforma scolastica che dovrebbe accogliere gli studenti di ritorno dalle vacanze. Non entro nel merito della riforma (non ne ho la competenza), ma mi limito a fare alcune considerazioni in merito al mio pallino, l’alimentazione.

Il fatto è che hanno scelto questo aggettivo “buona” e allora non riesco a tacere; se l’avessero definita, efficiente, colta, moderna, democratica…. forse sarei stato zitto. Ma l’aggettivo “buona” a me stimola le papille gustative, mi fa pensare al cibo, all’alimentazione, al gusto, al sapore, al piacere di mangiare.

Il cibo, grande assente nelle scuole di tutto il mondo, a tutti i livelli.

E pensare che “sapore” e “sapere” hanno la stessa radice linguistica, proprio perché le prime forme di conoscenza derivano proprio dal mettere le cose in bocca ed assaggiarne il sapore, buono, cattivo. E’ una cosa istintiva, che fanno tutti i bambini e spaventa i genitori, ma è la prima fonte del sapere.

Qualcuno dirà: ma certo che si parla di cibo a scuola, abbiamo le mense biologiche!

Posto che anche su questo ci sarebbe tanto da discutere (quante, biologico quanto, proteine animali quante, ecc., ecc.), io non mi riferisco alle mense, ma allo studio del cibo, all’educazione alimentare, alla conoscenza di ciò di cui ci nutriamo, ai benefici che derivano da una sana alimentazione.

Perché non si parla di questo?

C’è un capitoletto della riforma che parla di “cultura in corpore sano” che significa più ore di ginnastica, musica e storia dell’arte. Ok, ma come fa un corpore ad essere sano se non lo alimentiamo correttamente? Se sull’atto volontario più importante della nostra vita che è l’alimentazione (dal momento che respirare è un atto involontario), vige una ignoranza totale da parte della stragrande maggioranza delle persone?

Guardate che lo studio della alimentazione non è previsto obbligatorio neppure nell’università di medicina, figuriamoci alle elementari, alle medie o alla scuola secondaria!

Però, che guaio, abbiamo una percentuale di bambini obesi da primo posto in Europa!

Le principali cause di morte derivano da malattie cardiocircolatorie, da tumori e malattie autoimmuni che hanno fortemente a che fare con il cibo. Spendiamo una follia in farmaci. Una marea di persone ha problemi con il cibo, allergie, intolleranze, anoressia, bulimia, ma è meglio fare corsi di educazione stradale!

La cultura alimentare la lasciamo fare agli chef che si esibiscono in televisione o a qualche esperto di alimentazione prezzolato che va ai talk show a parlare di nulla e a cercare di smontare qualunque approccio serio all’alimentazione.

Del resto chi dovremmo mettere nelle scuole a far corsi di alimentazione? Dei dietologi, dei dietisti, dei nutrizionisti? Gli stessi che stanno propinando nei menù delle scuole proteine animali tutti i santi giorni? Bella roba! Ci farebbero una bella lezioncina su calorie, proteine nobili, carboidrati, grassi, con felicità estrema dei poveri studenti!

Il cibo è una esperienza, che va raccontata, va vissuta, con tutti i sensi.

Ciò che serve è sviluppare la consapevolezza, sapere da dove viene il cibo, come viene coltivato, in quale stagione, che impatto c’è sull’ambiente, sulla vita degli animali (se proprio se ne vogliono mangiare, occorre sapere cosa succede a monte del piatto).

Occorre sapere come reagisce il nostro fisico a un determinato cibo, quanto ce ne serve, quando va mangiato, come va combinato e, certo, anche come va cucinato. È una parte di mondo che mangiamo e che diventa NOI, non è una tabella di numeri o una bilancina!

Io voglio pensare che all’interno del corpo docente ci siano tante persone appassionate che possono costruire un percorso di conoscenza del cibo, insieme ai propri studenti, anche nell’ambito dei pochi spazi che i programmi scolastici lasciano liberi di gestire.

Voglio incoraggiarvi, spronarvi, dirvi che siamo al vostro fianco.

Questo invito lo rivolgo anche ai genitori e agli studenti: chiedete che si parli di cibo, di salute, di benessere, di sostenibilità. È un vostro diritto.

Facciamola diventare buona questa scuola! In fondo anche la cultura ha un processo di assimilazione simile al cibo: va masticata e fatta propria.

A proposito. Noi conosciamo Pitagora per la tabellina, un grande matematico. Ma ciò che non si dice è che è stato anche il promotore di un modo di alimentarsi di soli cibi vegetali, tant’è che prima che fosse coniato il nome di “vegetariano”, nel 1850, chi si alimentava in questo modo era denominato “pitagoriano”.

Diceva Pitagora: “fintanto che massacreranno gli animali, gli uomini si uccideranno fra di loro. Perché chi semina delitto e dolore non può mietere gioia e amore”….. perché 2 + 2 fa sempre 4.